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martedì 11 maggio 2010

La sconfitta di Cronos

Nella seconda parte del 2007, insieme a un piccolo numero di persone che avevano partecipato ai miei corsi per circa due anni, decidemmo di creare un gruppo di approfondimento. Lo scopo delle lezioni, la cui data si decideva di volta in volta, non era tanto quello di aggiungere nuove nozioni – nel corso di due anni di incontri, sul piano intellettuale ci eravamo detti già tutto – bensì di ribadire i concetti principali e discutere sul come lavorarci.
La non lamentela e la percezione del mondo come qualcosa di interiore erano i due binari sui quali ci muovevamo. Ogni lezione era un continuo ribadire questi due aspetti fino alla nausea, con lo scopo di farli ‘entrare nella carne’, attraverso esempi che ognuno di volta in volta riportava prendendoli dalla quotidianità.

Il fine dichiarato di quel lavoro era portare alcuni dei partecipanti all’insegnamento. Alcuni di loro avrebbero cioè potuto/voluto iniziare a tenere un corso di risveglio autonomamente. Ma per fare ciò è necessario uscire dal giudizio e cominciare a percepire, almeno in parte, il mondo come un prodotto della coscienza.

I problemi più grossi – come era da aspettarsi – li abbiamo avuti con il giudizio.
Le persone vogliono insegnare, vogliono fare i terapeuti, vogliono cambiare il mondo... ma non vogliono abbandonare i loro giudizi: c’è sempre qualcuno o qualcosa che non va! Che sia una multinazionale, una suocera o un banchiere... c’è sempre qualcosa di sbagliato!
In questo stato di coscienza non si può insegnare... o almeno... non si può insegnare nei miei corsi. Perché chi è nel giudizio alimenta il giudizio – e quindi il senso di dualità – di chi ha di fronte. Se mentre parlo scherzando sulle trasmissioni di Maria de Filippi io sono realmente convinto che Maria de Filippi sia ‘sbagliata’, questa energia viene trasmessa al pubblico, pertanto il lavoro che ne risulta non è più risvegliante sul piano sottile. Questo significa che si possono trasmettere nozioni di ogni genere attraverso una conferenza, ma se il conferenziere è nel giudizio verso una categoria di persone o un insieme di eventi... per quanto dica cose interessanti e occulte... ciò che trasmetterà sarà giudizio, quindi divisione, quindi diabolicità (diabolos=colui che divide). Le sue parole saranno allora l’ennesimo contributo all’addormentamento dell’umanità.

Gli incontri andarono avanti per circa un anno e mezzo, alcune ‘sessioni’ si svolgevano in giro per la città, andando a fare compere insieme, facendo una passeggiata al parco o cenando in pizzeria. In queste occasioni, in particolare quando si beveva un po’ (l’antico detto in vino veritas, è particolarmente vero quando si tratta di lavorare su di sé), i giudizi e i meccanismi psicologici emergevano più facilmente e potevano essere studiati con più efficacia... da chi aveva realmente voglia di mettersi sotto esame.

A un certo punto, di comune accordo, sospendemmo gli incontri perché ci accorgemmo di quanto fossero radicati certi meccanismi e di quanto in realtà fossero poco motivate le persone. A volte il gruppo, o io stesso, facevamo notare a una persona la presenza di un meccanismo psicologico, e questa invece di osservarsi trovava mille giustificazioni al suo comportamento.
Un esempio limite fu raggiunto quando feci notare a una ragazza (che aveva già partecipato a due anni di corsi regolari e a un anno di questi incontri ‘extra’) che le sue risposte alle mie osservazioni erano sempre dettate da un atteggiamento di ‘difesa’ e dalla paura di venire prevaricata dagli uomini (che era un suo tema dominante). La sua reazione fu accusare il gruppo, e in particolare i maschi del gruppo, di mancarle di rispetto. A nulla valse farle notare che il rispetto, così come la libertà, l’amore o la ricchezza... non possono essere pretesi dall’esterno, ma sono atteggiamenti interiori che si conquistano proprio smettendo di classificare gli atteggiamenti degli altri come ‘rispettosi’ o ‘irrispettosi’... perché il mondo intorno a noi è semplicemente libero di fare quello che vuole... e siamo noi che dobbiamo divenire capaci di adattarci a ogni circostanza.

Potrei fare altri mille esempi simili. In conclusione l’esperienza fu ritenuta molto bella e formativa da tutti i partecipanti (compresa la ragazza), ma arrivammo tutti alla conclusione che era ancora troppo presto per qualcosa di così radicale... e che eventualmente ci avremmo riprovato in futuro.

Nel mio libro La sconfitta di Cronos non riporto gli episodi che hanno interessato le nostre uscite (forse lo farò in un libro futuro), ma alcune fra le lezioni che ho ritenuto più interessanti e che ruotavano intorno al tema del TEMPO, un tema che ho scelto perché LA GESTIONE DEL TEMPO sarà sempre più necessaria nei prossimi mesi/anni. Dal momento che, come spiego nel libro, il tempo sta accelerando ogni giorno di più, a un certo punto, se non si vuole essere stritolati dal tempo, bisogna trovare il modo per USCIRNE.

Ho ripetuto più volte che non è un libro da regalare, a meno che non abbiate piena fiducia nell’apertura mentale della persona a cui lo state regalando, perché alcuni capitoli come “La carne e il sangue” o “Guerrieri” non sono di facile approccio per chi è ancora chiuso nei vecchi schemi di pensiero moralistici.

Noterete che la veste grafica del libro è totalmente cambiata rispetto ai vecchi testi della Antipodi Edizioni. Questo è accaduto grazie al magnifico lavoro di Marina Turci, una professionista del settore che ha saputo dare un tocco creativo all’incarnazione del libro nel suo ‘corpo di carta’.

Buona lettura a tutti.

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La Sconfitta di Cronos di Salvatore Brizzi
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Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)