sabato 9 aprile 2011

Nigredo - Opera al Nero


Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei Cieli.
Lc 10,18-20

L'alchimista completo è un uomo che ha trasmutato la sua natura inferiore fino a farsi a immagine e somiglianza di Dio. Ciò non significa che il suo attuale Io è divenuto così grande da somigliare a Dio, bensì esattamente il contrario: il suo Io personale - sottoposto a Nigredo, l‘Opera al Nero - è morto lasciando spazio a una Volontà superiore che adesso opera attraverso di lui. E questo sarà il suo nuovo vero Io.

L'Io che desidera diventare un alchimista non potrà mai diventarlo. L'Io che desidera diventare immortale non potrà mai diventarlo. Se anche ciò potesse succedere sarebbe una tragedia, poiché l'Io è schiavo di pensieri e desideri egoistici e separativi che lo indurrebbero a usare i nuovi poteri acquisiti per fini personali, alimentando in tal modo un karma sempre più infelice per il suo futuro. Ma ciò non può succedere, o almeno, non può succedere a livello assoluto; ma a livello relativo chi intraprende un lavoro alchemico spesso ritarda la Nigredo, l’Opera al Nero, illudendosi ancora per un lungo periodo di poter evolvere con il fine di ottenere sempre di più per sé in termini di conoscenza e poteri occulti.

L'Io non può divenire immortale perché appartiene alla personalità dell'individuo, alla sua parte terrena e mortale; dunque l'Io non può per definizione approdare all'immortalità assoluta, la quale è una caratteristica divina, cioè una prerogativa dell'anima. Tutto ciò che può fare l'Io di un uomo che vuole evolvere sulla strada dell'alchimia è morire, disintegrarsi, annullare la propria volontà personale nella Volontà dell'Assoluto lasciando che Lui agisca per suo mezzo.

La misura della bravura con cui un alchimista è in grado di operare con la materia, dentro di sé e fuori di sé, è data dal suo progressivo identificarsi con lo stato di coscienza divino. Più si abbandona al Superiore più Quello è libero di agire attraverso di lui e quindi di operare trasmutazioni sempre più elevate. L’Io e Dio saranno allora una cosa sola: il massimo dell’annullamento coinciderà con il massimo del Potere.

Allora le finalità di tali trasmutazioni non saranno più di carattere personale, miranti cioè a soddisfare gli appetiti dell'Io, bensì dettate unicamente dal desiderio di aiutare l'evoluzione dell'umanità e del cosmo intero.

Questo importante assunto va tenuto bene a mente dall'allievo alchimista lungo tutto il corso del suo apprendimento. Egli non deve mai scordare, pena il mancato ottenimento di tutti i suoi obiettivi, che l'individuo che oggi desidera divenire immortale non è e non può essere lo stesso individuo che domani lo diverrà. Tale uomo dovrà progressivamente morire e lasciare il posto a un Uomo Nuovo - divinizzato.

Un mortale non può divenire immortale. Un'entità che sente di essere nata in dato istante nel passato, necessariamente dovrà morire in un altro istante nel futuro. Questa è la Legge. L'unica via d’uscita è dimenticare sé stessi per identificarsi interamente con ciò che non è mai nato e non morirà mai. Sottrarsi al Tempo è sottrarsi alla morte.

Il processo della morte dell'Io - cioè di tutti i desideri personali/temporali dell'allievo alchimista - è detto Nigredo, l'Opera al Nero, la »putrefazione« .
Questa è l'impresa più difficile alla quale l’uomo possa mai sperare di giungere. È l'impresa dell'Eroe. L'alchimista si impegna a lavorare sistematicamente tutti i giorni per uccidere ciò che lui stesso è. La prima fase del Lavoro Alchemico è infatti la più ardua, lunga e delicata. Una volta portata a compimento questa in maniera perfetta, le fasi successive saranno più rapide e semplici.

L'Opera al Nero consiste in massima parte nell'attenta e costante OSSERVAZIONE di sé condotta dall'alchimista con onestà e umiltà giorno dopo giorno. Un'osservazione distaccata, che non è macchiata da alcun giudizio, né di compiacimento né di rifiuto nei confronti degli aspetti del proprio carattere che inevitabilmente vengono alla luce. Egli si sforza di restare al di sopra delle divisioni fra bene e male, giusto e sbagliato in tutte le questioni che gli si presentano, interiori o esteriori che siano. Tutta questa prima lunga fase del Lavoro è conosciuta anche come »dissociazione dei misti« in termini alchemici, in quanto l’autoosservazione induce i differenti Io a emergere allo scoperto e l’individuo prende allora consapevolezza di essere una “legione” e non un solo Io centrale.

L'osservazione neutrale che l'alchimista applica a tutte le manifestazioni di giudizio, desiderio, fastidio, depressione o contentezza che fanno parte della sua personalità, fa sì che queste perdano progressivamente potere su di lui, divengano oggetti da lui slegati... fino a morire. E insieme ai desideri e alle repulsioni perisce anche il piccolo Io che da essi era tenuto in vita.

Il »ricordo di sé«, di cui si è parlato nel post precedente, rappresenta la pratica “per eccellenza” dell’Opera al Nero, in quanto permette un’autoosservazione “in diretta” di atteggiamenti, pensieri ed emozioni mentre questi sorgono nel corso della Nigredo. Inoltre contribuisce già alla fase di »fabbricazione« caratteristica della successiva Opera al Bianco.

La pseudo-chiaroveggenza
Nel corso del processo di »dissociazione dei misti«, si manifestano spesso le più svariate reazioni. A causa del progressivo allontanarsi del centro di consapevolezza dell'individuo dal suo vecchio Io, accade che egli debba attraversare una Terra di Mezzo psicologica dove si troverà disorientato, privo delle precedenti certezze, senza punti di riferimento sicuri, incapace di definire chi è e quale è la sua missione nel mondo. Transizione non certo facile, purtuttavia indispensabile. Utilizzare le idee del Lavoro, ed eventualmente una scuola fisica, come Centro di Gravità Permanente gli permetterà di non perdersi nei meandri di una psiche in via di trasformazione.

Inoltre c’è da tener conto del fatto che molti aspetti della »macchina biologica«, prima tenuti a bada da una forte presenza dell'Io - che seppur finto, possiede comunque una notevole forza coesiva - vengono ora disordinatamente alla luce e possono pertanto prodursi visioni o “canalizzazioni” a carattere più o meno mistico: in realtà si tratta di proiezioni simboliche - esteriorizzate in figure di “maestri” o “alieni” - del contenuto della psiche e delle forze che si muovono nel corpo, e quindi sempre facenti parte della natura inferiore.

Non creda dunque l'aspirante di aver ottenuto solo per questo la chiaroveggenza. Tale qualità sopraggiungerà con l'Opera al Bianco, e implica un “vedere” a partire da un nuovo organo di percezione: il Cuore.
Tutte le visioni astrali antecedenti questa fase riguardano unicamente incursioni disordinate in un mondo nel quale il neofita per il momento può solo manifestare le stesse capacità di percezione e discriminazione di un infante appena giunto sulla Terra.
Se egli non si è ancora liberato dei legami mentali, emotivi e fisici della sua natura inferiore non potrà che vedere proiezioni astrali di tale natura, siano esse piacevoli o spiacevoli, e mai una verità oggettiva appartenente al piano dell'anima.

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)



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Domenica 29 Maggio ad AOSTA - Vangelo e Lavoro su di sé (parte II)

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