venerdì 19 aprile 2013

Funzione della preghiera - parte 2


...continua dalla prima parte.

Nella Vita di Ignazio Teoforo, vescovo di Antiochia, che ricevette la corona del martirio a Roma nel 107 d.C., leggiamo: “Mentre lo si conduceva per essere consegnato alle bestie feroci, egli aveva incessantemente il nome di Gesù Cristo sulle labbra; allora i pagani gli chiesero per quale motivo pronunciasse continuamente quel nome. Il santo rispose che aveva il nome di Gesù impresso nel cuore e che non faceva altro che confessare con la bocca colui che sempre portava nel cuore. Più tardi, dopo che fu divorato dalle belve nell’arena, avvenne per volontà di Dio che il suo cuore restasse intatto fra le costole. Gli infedeli che lo trovarono tagliarono il cuore in due parti per verificare l’esattezza delle parole del santo. All’interno, sulle due metà, trovarono un’iscrizione a caratteri d’oro: Gesù Cristo.”

Questa è la “preghiera di Gesù” che gli asceti cristiani delle origini avevano sempre sulle labbra: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore.
Il termine “peccatore” non va inteso come comunemente facciamo oggi. Il peccatore non è qualcuno che ha commesso un atto sbagliato, bensì colui che si è allontanato da Dio. È un peccatore colui che è “caduto”, che si è distaccato dal Padre, che non si sente più un tutt’uno con Lui... e per questo in verità soffre atrocemente.

Nel momento in cui ci allontaniamo dal Padre – dal nostro Cuore – ogni nostro agire è in verità peccaminoso e intriso di dolore, al di là del fatto che ce ne rendiamo conto o meno. Il “peccato originale”, cioè, in ultima analisi, il giudizio – il fatto che a un certo punto abbiamo cominciato a distinguere fra bene e male, giusto e sbagliato – pur essendo un processo necessario, ha inevitabilmente causato la nostra “cacciata dal Paradiso Terrestre” e quindi l’allontanamento dal Padre. Il giudizio, il nostro puntare il dito verso ciò che riteniamo “male”, è il vero peccato.

Il sentirsi soli e lontani dal Padre è una situazione che provoca rabbia e depressione, i due demoni di cui parlavo nel precedente post. La distanza dal Padre causa ed è causata dal giudizio, il quale provoca alternativamente rabbia e mancanza di voglia di vivere. Il pentimento – quando sentito nel cuore – permette invece di percorrere la risalita verso la “casa del Padre”. La preghiera è lo strumento che ci è stato tramandato.

Dice Serafim di Sarov in Istruzioni spirituali: “Dobbiamo dedicarci con tutte le nostre forze a salvaguardare la pace dell’anima e a non indignarci quando gli altri ci offendono. Non vi è nulla al di sopra della pace in Cristo, grazie alla quale vengono annientati gli assalti degli spiriti del cielo e della terra.”

“La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti” (Ef 6.12).

La preghiera viene chiamata “della mente” quando è recitata dalla mente con profonda attenzione e con la partecipazione marginale del cuore. È detta “del cuore” quando è recitata dalla mente unita al cuore, ossia quando la mente scende fino al cuore e innalza la preghiera dal profondo. A questo punto il fedele si sente cosciente principalmente al centro del petto, dove risiede il Fuoco, anziché nella testa. La preghiera viene chiamata “dell’anima” quando sgorga da tutta l’anima, con la partecipazione dello stesso corpo; quando viene offerta da tutto l’essere che diventa, per così dire, il portavoce della preghiera. L’identificazione ultima con l’anima permette infatti la partecipazione completa anche del corpo.

“Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Ecco il primo comandamento” (Mc 12.30; Dt 6.5)


Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)

Della preghiera di Gesù e dei Padri del Deserto tratto nel mio breve testo: Risvegliare la macchina biologica per utilizzarla come strumento magico; ma credo che in futuro scriverò qualcosa d’altro sulla preghiera, poiché c’è molto bisogno di approfondire l’argomento.




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