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venerdì 31 maggio 2013

Un bambino s-indaco


Un giornalista mio amico, Riccardo Geminiani – una persona davvero particolare – ha scritto un libro dove vengono riportate le considerazioni sulla vita fatte da Fedor, un bambino russo di 6 anni che abita in Italia dal 2009. Il libro s’intitola Angeli, zanzare e castelli, con prefazione di Igor Sibaldi.

Io, Claudia Rainville, il giornalista Massimo Gramellini... abbiamo voluto suggellare il nostro stupore di fronte alle parole di questo bambino, scrivendo una frase a testa sulla copertina del libro, come regalo al nostro amico comune Riccardo.
Grazie Riccardo per questa testimonianza.

Fedor appartiene alla categoria dei cosiddetti “bambini indaco”? Non lo so e non lo voglio sapere. Secondo me è più un bambino s-indaco che un bambino indaco. Intendo dire che queste nuove anime sono spesso dei piccoli dittatori, molto risoluti, poco inclini alla diplomazia. O si fa come dicono loro... o non se ne fa nulla. Io stesso ho un bambino di 4 anni e mezzo; non ho idea se sia indaco, ma sicuramente è s-indaco.

Sono anime in possesso di caratteristiche che le predispongono ad aiutare gli altri. Questo aiuto può essere portato in diversi modi: la creazione di opere artistiche, la cura di disagi fisici o psicologici, l’insegnamento sotto qualunque forma. Molti di questi ragazzi (che noi continuiamo a chiamare bambini, ma cominciano a superare i 40 anni) sono terapeuti naturali, il che significa che indipendentemente dalla terapia che utilizzano, con la loro sola presenza innalzano la frequenza vibratoria di chi sta loro accanto aiutandone la guarigione. Ma tanti di questi esseri sono dei « guerrieri distruttori », sono venuti per frantumare e incenerire le vecchie strutture sociali, politiche, economiche, scientifiche della Terra. Il loro carattere, fin da tenera età, sarà quindi l’opposto di ciò che normalmente, nell’ambiente new age, si crede sia una cosiddetta “coscienza evoluta”: potranno essere ingestibili, violenti e talora spietati, in quanto poco propensi a provare il senso di colpa.

Vedono la Bellezza dove gli altri percepiscono solo scontatezza. Sono la nostra salvezza e senza di loro non saremmo capaci di venir fuori da questa situazione planetaria disperata. Ci stanno facendo da maestri, e ci costringono a metterci in gioco e ad aprire il Cuore, ma, ancora una volta, non ricalcheranno la nostra visione moralistica e buonista di cosa è un maestro. Sono in grado di dare molto amore, ma in cambio pretendono che il partner agisca con onestà nei confronti di se stesso e si sforzi di far scaturire un amore altrettanto sincero dal suo Cuore. A loro non piacciono le coppie finte, dove sembra che tutto vada bene semplicemente perché non c’è ancora stato un omicidio. Non sopportano la routine: se non sentono uno scambio d’amore totale... se ne vanno.

Queste sono frasi tratte dal libro:

Nel  parco, disquisendo su pianeta, astri e bellezza
Io: “Guarda che cielo stellato, che luna, che maestosità. Viene voglia di gettarcisi in quel cielo”.
E lui: “Non c’è bisogno di gettarsi nel cielo; ci si può stupire delle cose anche in terra. Noi siamo già in cielo”.

Consiglio  risvegliante
Dopo dieci minuti che cercavo le chiavi dell’auto, lui  mi guarda e con tono consolatorio:
“Bisogna aprire gli occhi, perché se  cerchi e hai gli occhi chiusi è impossibile trovare”.

Sull’anima e sulla reincarnazione
“In ogni  persona c’è come un piccolo insetto comandante. Anch’io ho il mio nella testa.  È come un fantasma che entra in una persona e vede cosa pensa e cosa guarda  quella persona, poi quando quella persona finisce, lui esce e va in un’altra persona. Il fantasma è dentro noi come un insetto che comanda quel corpo, ma se esce… quella persona si secca”.

Pioniere nel campo della  gratitudine
Appena svegliatosi, guardando fuori dalla  finestra:
“Grazie della pioggia”. Poi a ripetizione: “Grazie della  merenda”, “Grazie dell’ombrello”, “Grazie del pullman” e “Grazie pure della scuola. Di questa un po’ meno grazie, però”.

Sui vantaggi del  passato
Nel reparto giochi di un supermercato, osservando i  cartellini dei prezzi:
Lui: “Come è difficile la vita oggi. Era meglio la  vita preistorica, che non si pagava niente”.
 
E io: “Ma allora c’era il rischio di essere mangiati”.
Lui: “Quello c’è anche oggi”.

Filosofia  esistenziale
In risposta a una bambina che si lamentava del proprio  aspetto:
“Non importa se sei bella o brutta. L’importante è che ci  sei.”.

Chiudo questo post citando le parole di Victoria Ignis che nel Libro di Draco Daatson dice:
Ricorda cosa ti ho detto: una nuova specie si sta lentamente ma inesorabilmente sovrapponendo a quella vecchia: l’Uomo Verticale. Una generazione di leader intrepidi e colmi di compassione, orientati verso il successo, la ricchezza e la condivisione. I nuovi bambini sono già così e con il loro arrivo stanno permettendo l’attivazione di quegli adulti potenzialmente pronti. Questa nuova generazione non potrà essere tratta in catene... piuttosto si faranno uccidere.

La prigione viene edificata in primis dai tuoi genitori, poi dalla scuola e dai mass media. Grazie a questo genere di educazione la prigione viene a identificarsi con il tuo stesso modo di pensarti... e tu assurgi al ruolo di carceriere di te stesso.

La prigione è la prospettiva stessa da cui guardi il mondo, il tuo modo di percepire l’ambiente intorno a te. Loro sono stati estremamente astuti, perché la prigione in realtà non esiste, esiste solo un modo di vivere da prigioniero, un quotidiano auto-incarcerarsi.


Il giornalista Massimo Gramellini presenterà il libro Angeli, zanzare e castelli a Torino Spiritualità, il 29 settembre.


Salvatore Brizzi
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(non vengo condotto, conduco)


 
 
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venerdì 24 maggio 2013

Sulla trasmutazione dei metalli vili in Oro


Questo è un articolo per “addetti ai lavori”.
Fra le forze racchiuse nella macchina biologica e le forze racchiuse nei metalli esistono relazioni »magiche« di tipo analogico. L'individuo che sia riuscito nell'impresa di operare la trasmutazione d’un'emozione negativa in emozione superiore dentro di sé, sarà pure in grado di trasmutare in Oro il metallo che corrisponde analogicamente a tale emozione negativa. Come spiego ampiamente nel mio libro più famoso Officina Alkemica (di cui questo articolo è un’Appendice), quando l’operatore diviene capace di trasmutare, per esempio, la sua aggressività in Impeto Guerriero, sarà anche, almeno “in potenza”, capace di trasmutare il Ferro in Oro, essendo l’Impeto Guerriero una qualità del dio Marte, il quale è collegato alla metallità del Ferro.

Una volta operata la trasmutazione interiore, da Veleno in Farmaco, di un suo aspetto psicologico (un’emozione negativa diventa un’emozione “del Cuore”), il mago/alchimista ha conseguito una »capacità«, quindi è “in potenza” capace di trasmutare un determinato metallo in Oro. Ciò però non implica che egli automaticamente sappia come operare con le energie sottili, e quindi con la materia atomica, al fine di attuare negli effetti la trasmutazione. Non basta infatti volerlo perché la trasmutazione avvenga; è indispensabile si conoscano anche taluni aspetti più tecnici.

A differenza della chimica profana, l'alchimia presuppone un ordine di conoscenze sovrasensibili, le quali a loro volta presuppongono la trasmutazione iniziatica della coscienza umana. Fra questa trasmutazione della coscienza – che deve sempre   precedere la successiva – e la successiva trasmutazione dei metalli in senso non più simbolico, ma effettivo, esistono dei rapporti di analogia. Così certi principi e certi insegnamenti, che anzitutto hanno un senso psicologico e spirituale, sono suscettibili di valere non solo per l'una, ma anche per l'altra trasmutazione, ossia per quella dell'uomo e per quella dei metalli veri e propri.

Detto in maniera semplicistica: la trasmutazione dei metalli si raggiunge riducendo un pezzo di metallo allo stato atomico e riordinandone poi gli atomi in altra forma. Lavorare sul livello atomico significa però agire già sui piani sottili, non essendo infatti il mondo atomico formato di enti solidi osservabili, né tantomeno manipolabili, attraverso i nostri sensi fisici.

Il cambiamento nelle sostanze su cui si deve agire non consiste nel farle passare da uno stato fisico a un altro, bensì dallo stato fisico a uno stato non-fisico – o meglio, uno stato fisico sottile – e poi a un nuovo stato fisico diverso da quello originario. Solve e coagula.

La trasmutazione di un metallo volgare in Oro non può avvenire fino a quando il metallo si trova nel suo stato solido. Esso va prima sottilizzato e spiritualizzato; in tal modo l’operatore può lavorare con la sua coscienza sulla materia sottile, cosa che altrimenti non potrebbe fare sulla materia nel suo stato solido. Ciò che va trasmutato, per poter trasmutare un metallo fisicamente, sono le »nature celesti« di quel metallo.

La vera operazione preliminare riguarda l'operatore più che non le sostanze stesse e consiste nel raggiungere quella data condizione della coscienza in virtù della quale si coglie l'aspetto psichico delle cose fisiche, l'»anima sottile«, la »natura celeste« dei metalli che di norma è celata dalla loro esteriorità. L’alchimista entra in uno stato di “comunione” con l’essenza sottile del metallo, ma per poterlo fare deve aver già operato la trasmutazione sul piano psicologico. Come abbiamo visto nell’esempio dell’aggressività collegata analogicamente a Marte e al Ferro.

Una volta giunti a estrarre determinate qualità animiche grazie alla trasmutazione delle emozioni negative corrispondenti, si viene, di conseguenza, introdotti nei »misteri« delle forze che agiscono occultamente nelle metallità corrispondenti o, detto in termini più mitologici, può esser propiziato il contatto con gli dèi sotto i cui influssi quei metalli si sono formati. In altre parole, solo se trasmuto l’aggressività in Impeto Guerriero la mia coscienza diviene capace di mettersi sotto l’influsso di Marte ed entrare in contatto con la metallità del Ferro al fine di sottilizzare e spiritualizzare questo metallo.

Per completare la trasmutazione e ottenere la conversione finale dell'incorporeo in corporeo, occorrono ancora due fasi. Dopo aver portato il metallo in uno stato “spiritualizzato”, occorre trascendere la specificazione stessa che fa sì che il Ferro, per quanto “sottilizzato”, resti ancora Ferro, per raggiungere uno stato indifferenziato (=materia prima) dove la sostanza non è più alcun metallo in particolare. L’operatore rimuove il nodo dei poteri invisibili manifestantesi in una data metallità, ossia egli accede a quella “natura” che fa sì che il Ferro sia proprio Ferro e la scioglie.

Da questo stato indifferenziato si esegue (ultima fase), con un atto di Volontà dello Spirito, la riorganizzazione degli atomi e quindi una »precipitazione« che determini sul piano materiale e sensibile il passaggio alla nuova metallità: per esempio, da Ferro, o Rame, o Piombo... a Oro. Per comprendere appieno tali passaggi è imprescindibile che l’operatore si trovi nei rispettivi stati della coscienza. Da uno stato d’identificazione con la mente essi non possono venire compresi e si rischia di perdere il proprio tempo in operazioni fittizie.

Voglio infine far notare che tali operazioni sono innanzitutto operazioni della coscienza, ma che hanno anche un riflesso sul piano della materia metallica. Questo implica che un alchimista perfettamente realizzato non ha mai difficoltà a procurarsi denaro, benché egli lo consideri come un servitore, mentre invece per molti il denaro è ancora un padrone: costoro lo mettono nella propria mente, anziché accontentarsi di metterlo nel portafogli.

Vai a questa pagina per ammirare le pagine dello Splendor Solis.

Consiglio sempre vivamente i preziosi libri di Giorgio Sangiorgio per una conoscenza approfondita e moderna dell’Alchimia. Approfittate del fatto che questo autore abbia deciso di scrivere, facendoci un regalo: Agricoltura Celeste .

Salvatore Brizzi
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venerdì 17 maggio 2013

Il lupo dimorerà con l'agnello


E il lupo dimorerà con l’agnello, e il  pardo giacerà col capretto; e il vitello, il giovin leone e il bestiame ingrassato staranno assieme; e un piccolo fanciullo li guiderà. (Isaia 11,6)

Spesso mi sono chiesto da bambino come potrà mai il lupo dimorare con l’agnello e il vitello fare compagnia al leone. Qual è il significato di queste parole e quale ipotetico futuro ci attende? Il lupo riuscirà mai a dominare il suo istinto ed evitare di aggredire l’agnello? L’agnello si stancherà mai di recitare la parte della vittima sacrificale? Sicuramente si sta parlando in maniera celata di alcuni aspetti psicologici dell’essere umano, così come dei rapporti internazionali fra i vari Paesi. Per esempio, Israele e Palestina riusciranno mai a dimorare insieme?

Lo scorpione chiede a una di rana di aiutarlo ad attraversare un fiumiciattolo, saltando da una roccia a quella successiva.
“Me ne starò buono sulla tua schiena mentre tu mi porterai all’altra riva” promette lo scorpione.
“Sei sicuro che non mi pungerai?” si assicura la rana.
“Certo che non lo farò. Altrimenti affogheremmo tutt’e due nel fiume!”
Allora la rana accetta e lo scorpione le monta sulla schiena. Ma a metà del fiume lo scorpione la punge. La rana cade paralizzata tra i flutti e lo scorpione con lei.
“Perché lo hai fatto? Adesso moriremo entrambi” si lamenta la rana.
“Scusami,” piange lo scorpione “ma è la mia natura!”

Insomma, certi istinti si possono dominare oppure no? Ed è giusto farlo? E qual è la via migliore per farlo senza controindicazioni?
Se vogliamo che il lupo dimori con l’agnello, la mia idea è di cambiare l’agnello ogni giorno. Il lupo starà buono, ma dovremo sacrificare almeno un agnello al giorno. Alcune tribù del passato, in varie parti del mondo, usavano placare la fame delle belve che assediavano i villaggi nutrendole con della carne tenuta appositamente da parte per questo scopo, affinché le belve non aggredissero mai gli abitanti dei villaggi stessi.
Sacrifico una parte per salvare il tutto, per consentire una convivenza pacifica fra le due parti.

All’interno di noi vale in fondo lo stesso principio: non posso dominare totalmente le mie parti animali e tenerle lontane da me, ma posso ogni giorno fornire loro ciò che mi chiedono affinché poi mi lascino fare le mie cose senza interferire.

Innanzitutto distinguiamo fra dominio e repressione.
Il dominio implica un’identificazione con la nostra anima, quindi il passaggio a un piano superiore. Da questo piano guardiamo verso i piani inferiori e li sappiamo gestire con sicurezza. Il che non significa che smettiamo di provare aggressività, golosità o desiderio sessuale, ma solo che abbiamo imparato a canalizzare queste energie nel corretto modo, sapendo dare alla personalità ciò che è della personalità e all’anima ciò che è dell’anima. E l’anima sa bene cosa le serve.

Nella repressione invece è la stessa personalità - di solito la mente - che tenta di estinguere qualcosa di se stessa che non le piace. Questo è l’atteggiamento che solitamente assumono i neofiti del lavoro su di sé, anche per anni. La mente vuole reprimere una parte di sé che non accetta e con cui, magari inconsciamente, è ancora in guerra. Nella repressione il lupo viene forzatamente tenuto a bocca asciutta per un certo periodo, ma non appena il controllore - la mente, appunto - si distrae e molla la presa, il lupo divora tutto ciò che gli capito a tiro, prendendosi tutte le nostre energie e lasciandoci spossati e pieni di sensi di colpa per aver ceduto ai nostri istinti.

Il problema alla base è che non riusciamo a guardare con amore tutti i nostri aspetti, anche e soprattutto quelli che non vorremmo più avere. Ci sentiamo esseri di luce e odiamo la nostra “terrestrità”, senza avvederci che questi due atteggiamenti sono fra di loro in contrasto. Se ancora non colgo l’estrema bellezza delle mie energie istintuali, è evidente che mi manca l‘apertura del Cuore.

Consegnare tra le fauci del lupo un agnello al giorno serve a salvaguardare me stesso e il mio lavoro su di me. Per esempio, lascio che la mia mente vaghi per diverse ore, ma quando voglio io deve fare ciò che le chiedo mantenendo il massimo della concentrazione (ricordate l’esercizio dei 15 minuti?). Altro esempio: libero la mia energia sessuale in un certo contesto, ma poi non mi deve più influenzare in tutti gli altri ambiti della mia vita.

La bestia è accontentata e il villaggio è salvo.

Salvatore Brizzi
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04-10 Luglio - BOLZANO
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giovedì 9 maggio 2013

Un mondo capovolto


Mi viene in mente un esperimento percettivo di cui ero venuto a conoscenza qualche anno fa. Un esempio di automaticità della nostra percezione. Si chiede a un soggetto d’indossare un paio di speciali occhialoni, in cui sono stati inseriti dei prismi che invertono il campo visivo in senso sia verticale che orizzontale. Ne consegue che quello che prima era in alto, ora sta in basso: il pavimento è sopra e il soffitto è sotto di lui. Ciò che prima si trovava alla sua sinistra ora si trova alla sua destra, e viceversa.

È un esperimento terribile. Muoversi in quelle condizioni è davvero difficile, molto più che, per esempio, camminare in assenza di gravità, tanto che certe persone vengono colte da nausea. Questi occhialoni vengono tenuti per giorni. Se, per esempio, il soggetto vede un oggetto che desidera prendere e che si trova chiaramente alla sua sinistra, dovrà invece muovere la mano nella direzione che per il suo corpo è la destra.

Il soggetto, invece di affidarsi ai suoi automatismi inconsci, dovrà fare di ogni movimento un atto cosciente. E questo è il primo grande risultato, perché viene costretto a focalizzare tutta la sua attenzione Qui-e-Ora, su ogni percezione dell’ambiente e su ogni spostamento che intende compiere all’interno di quell’ambiente. Anche solo afferrare un bicchiere d’acqua diventa un gesto d’importanza capitale, non più scontato come prima. E questo già cambia lo stato di coscienza dell’individuo, il quale non può più permettersi di afferrare il bicchiere “dormendo”.

Dopo alcuni giorni, tuttavia, non gli sembrerà più che tutto sia capovolto, ma potrà spostare gli oggetti senza più stare a pensare dove siano davvero la sinistra e la destra. Potrà di nuovo afferrare un bicchiere d’acqua mentre discute con un amico od osserva dei bambini che giocano fuori dalla finestra. È stata costruita e automatizzata una nuova prospettiva percettiva, tanto che il soggetto avrà la sensazione di percepire la realtà direttamente, così com’è davvero, e lo farà con la stessa sensazione di sicurezza che aveva prima di mettersi gli occhialoni.

Quando poi, alla fine dell’esperimento, proverà a toglierseli, improvvisamente il mondo gli apparirà capovolto, e pur andando in giro senza occhialoni, come tutte le altre persone intorno a lui, si muoverà con difficoltà e dovrà nuovamente focalizzare tutta la sua attenzione su ogni gesto che intende compiere.

Ciò che io cerco di trasmettere attraverso il Libro di Draco Daatson e il relativo seminario sui suoi insegnamenti è, in un certo senso, una nuova prospettiva percettiva, ma che invece di riguardare solo i sensi, riguarda la coscienza dell’individuo a 360 gradi. Il modo di procedere è però lo stesso: si tratta di abituarsi progressivamente a un mondo capovolto, finché questo non diventa il nostro normale modo di vedere le cose, tanto che non riusciremmo più a tornare dentro i vecchi schemi di pensiero.

Proprio come accade nell’esperimento, se voglio capovolgere la mia visione del mondo, il primo punto di cui tener conto è che mi devo sforzare. Infatti meccanicamente non può accadere nulla di davvero importante. Continuando a utilizzare i vecchi automatismi oramai radicati nel mio psichismo, non posso sperare di creare un mondo nuovo intorno a me. Se voglio ottenere risultati che non ho mai ottenuto, devo fare qualcosa che non ho mai fatto!
Occorre quindi uno sforzo.

Il secondo punto riguarda l’attenzione cosciente. Se voglio modificare qualcosa, devo portare tutta la mia attenzione in alcuni momenti cruciali della mia vita. Per esempio, mentre sto guidando in tangenziale un’auto mi sorpassa e mi taglia la strada. La mia modalità di reazione consueta sarebbe quella di arrabbiarmi o di avere paura (o entrambe); indipendentemente da quella che è poi la mia reazione esterna, in ogni caso la reazione interna è sempre di rabbia oppure di paura. E questa è una reazione automatica e inconscia, ossia bypassa la mia coscienza e si sviluppa dentro di me prima ancora che io possa accorgermene.

In verità chi inizia a lavorare su di sé è come se decidesse di indossare degli occhialoni particolari che gli consentono di vedere un mondo capovolto. Ma non è ancora capace di destreggiarsi all’interno di questo mondo. Tutte le volte che proviamo anche solo un fastidio nei confronti di una situazione come quella appena descritta, stiamo reagendo secondo i vecchi schemi di pensiero automatico. Dal momento che vogliamo abituarci a cogliere una realtà diversa – quella dei nostri nuovi occhialoni – dobbiamo sforzarci di portare l’attenzione cosciente sull’evento e sull’emozione dentro di noi.

Una volta che siamo riusciti a ritagliarci uno spazio cosciente – un momento di riflessione nel bel mezzo della meccanicità –, possiamo cominciare a inserire nuovi input, ossia una nuova prospettiva percettiva, un nuovo paradigma... all’interno del quale collocare gli eventi quotidiani.
Ecco i due fondamenti di questo nuovo paradigma:

1)Sono io che sto creando l’evento. Gli eventi non accadono A me, bensì DENTRO di me. Se sapessi destreggiarmi nella nuova realtà capovolta vedrei che in verità le persone fanno solo quello che inconsciamente io voglio.

2)Sono io che non ho occhi per vedere, non gli eventi o le persone a essere sbagliati. Se sapessi destreggiarmi nella nuova realtà capovolta proverei Gioia e non rabbia o paura.

All’inizio è estremamente difficile; di fronte all’evento continuo a reagire meccanicamente nello stesso modo di prima (cerco il bicchiere alla mia sinistra mentre adesso è alla mia destra). Poi subentra una lunga fase di smarrimento, perché grazie all’allenamento quotidiano non reagisco più in maniera totalmente meccanica, ma d’altra parte non sono ancora completamente entrato nel nuovo sistema percettivo, per cui non so più cosa fare, come reagire, brancolo nel buio. Ho perso i vecchi riferimenti ma non ho ancora stabilizzato quelli nuovi.

Tuttavia se voglio imparare a muovermi all’interno del mondo capovolto devo perseverare. Questo è “avere Fede”. All’inizio mi ripeto i due principi sopraesposti in maniera intellettuale, anche se profondamente non ci credo nemmeno noi. Però ho Fede che un giorno percepirò il nuovo mondo e saprò muovermi con disinvoltura al suo interno, con la stessa sicurezza con la quale oggi mi muovo nel vecchio mondo. Allora non avrò più bisogno di credere a nessun guru, psicologo o filosofo della percezione.

È accertato che dall’esterno arrivano solo radiazioni elettromagnetiche che poi il nostro cervello interpreta come colori, forme, suoni, case, automobili, mamma, papà... La scienza oramai da diverso tempo non ha più dubbi sul fatto che ognuno di noi crei una sua realtà soggettiva, tuttavia questo può non essere di alcuna utilità se non lo “incarniamo” ogni giorno nella nostra vita, ossia se non perseveriamo nel ripeterci i due assiomi sopracitati tutte le volte che se ne presenta l’occasione. E vi assicuro che questo è sufficiente affinché nel giro di (poco) tempo ci si dischiuda un mondo capovolto.

“I nervi ottici non trasmettono al cervello vere e proprie immagini (il cervello non è in grado di vedere immagini: non ha occhi!) ma unicamente impulsi a cui il cervello attribuisce un significato soggettivo. L’immagine non viene acquisita dall’esterno, bensì creata dal cervello stesso sulla base di impulsi elettrici. Il cervello costruisce le immagini del mondo sulla base di semplici segnali elettrici. Non “vede” case, persone e montagne, bensì li costruisce, cioè questi compaiono solo dopo la sua elaborazione degli impulsi elettrici.”

“Se il processo della visione si esaurisse nella trasmissione d’un’immagine più o meno fedele del mondo che ci circonda, allora dovremmo dire che anche un sistema televisivo è effettivamente capace di “vedere” il mondo verso cui è puntata la telecamera. Ma la telecamera non vede, si limita a registrare ciò che c’è già. Infatti l’occhio non funziona come una macchina fotografica o una telecamera; il vedere di un qualsiasi essere vivente è un processo di costruzione, non di semplice registrazione di ciò che c’è già “là fuori” come farebbe una telecamera. E questa è una differenza abissale.” (tratto da Il Libro di Draco Daatson, Appendice)

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
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