mercoledì 27 gennaio 2021

Ma dove sono finiti i giovani?

Vi racconto un frammento della mia storia. Nel 1984/85 frequentavo la prima liceo a Torino. Una mattina di novembre arrivo davanti a scuola e alcuni ragazzi più grandi mi dicono: «Oggi non si entra. C’è il picchetto. E se il preside non ci ascolta da domani inizia l’occupazione! Tu che fai ragazzino? Sei un primino vero?» 

 

Che ero un “primino” ce l’avevo scritto in faccia. Ho sempre dimostrato molto meno della mia età. Se a cinquant’anni può anche fare piacere, vi assicuro che quando hai quattordici anni è una tragedia! Non che avessi particolari problemi, ero semplicemente piccolo... e se avessi deciso di iniziare a farmi la doccia tutti i giorni avrei anche potuto tentare l’accoppiamento con esponenti dell’altro sesso. Ma non successe.

Le scuole superiori sono un posto particolare, perché chi frequenta la prima classe è praticamente ancora un bambino che arriva dalla terza media (peraltro, una terza media degli anni ’80, non di oggi) mentre chi frequenta quarta o quinta è quasi un uomo. In quei cinque anni compi il passaggio più importante di tutta la tua vita. Vi dico solo che a quell’epoca qualche ragazza usciva dal liceo con un figlio!

Ovviamente, non poteva essere colpa mia.

Per me che frequentavo da pochi mesi, i ragazzi che avevo di fronte possedevano più autorità dei miei stessi genitori e se la giocavano alla pari con alcune divinità egizie. Non sapevo cosa significasse “picchetto” né “occupazione”. Sapevo che se tornavo a casa a quell’ora le prendevo da mia madre, ma se cercavo di sfondare il picchetto le prendevo da quelli più grandi. Di fronte a quell’intimazione il mio primo pensiero era stato di fingermi morto e dopo strisciare via senza essere visto. Poi mi sono allontanato e ci ho riflettuto un po’ su. Ho cominciato a chiedere a quelli della mia età che cosa stava succedendo.

Mi spiegarono che il preside si era permesso di vietare le uscite per andare in bagno in momenti differenti dal cambio-ora, perché alcuni erano stati sorpresi a fumare nei corridoi durante le lezioni. Intendiamoci, fumare nei corridoi della scuola all’epoca si poteva, ma non durante gli orari di lezione. Però l’uscita durante la lezione veniva considerata dagli studenti un sacrosanto inviolabile diritto... quindi adesso si sospendevano le lezioni e si protestava!

Lo so... era una cosa ridicola... ma negli anni precedenti e in quelli successivi – fino ai primi anni ’90 – il clima scolastico è stato più o meno quello.

Vi ho presentato questo spaccato di “vita da liceo anni ’80” perché ieri ho incontrato due ragazzi intorno ai quindici/sedici anni che passeggiavano in una via isolata della zona dove abito io, indossando la loro brava mascherina. Ne incontro in continuazione. Tutti ligi al dovere, anche quando non li vede nessuno, anche quando non c’è alcuna ragione logico/scientifica per indossarla. Ogni tanto mi viene voglia di afferrarli per le spalle e scuoterli, ma ho paura che si accascino come dei sacchi vuoti, come vestiti alla moda senza nessuno dentro. Mi appaiono di una fragilità inaudita.

Non hanno capacità critica. Credono a tutto ciò che dice il telegiornale, credono a tutto ciò che APPARE (filosoficamente, potremmo dire che sono ammalati di “realismo ingenuo”). Li percepisco estremamente DISTRATTI: fino a un anno fa organizzavano proteste per non impedire agli immigrati di entrare in Italia e adesso accettano di non poter uscire di casa dopo le 22!

È come se il bombardamento mediatico avesse provocato in loro una frattura rispetto alla realtà. Si battono per ciò che è “alla moda” (immigrazione, ambiente), ma non riescono a capire quando è il caso di intervenire per difendere invece qualcosa che non deve essere toccato a nessun costo.

L’unico timido tentativo di protesta si è avuto qualche settimana fa davanti ad alcuni licei, poche decine di studenti, tutti con la mascherina, tutti distanziati. Wow... che protesta... avevo quasi paura scoppiasse una guerra civile! Ho temuto si sparasse per strada come negli anni ’70!

Su un cartello c’era scritto: «Ridateci la scuola». Ma la scuola non ve la meritate (nemmeno con tutti i problemi che si portava dietro già da prima). La libertà si conquista, non si chiede, «a chi la chiede si risponde a sputi in faccia!» mi diceva il mio professore di italiano.

Sono stato un po’ duro? Beh... sì, forse sì. D’altronde, io sapevo bene che mi sarei incarnato in Italia... e sono sceso lo stesso. Traete voi le conclusioni.

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Salvatore Brizzi

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lunedì 18 gennaio 2021

Trasgressioni

 Ero in coda alla Posta. Sono stato in coda per due ore (non sto esagerando!), con la temperatura prossima allo zero, perché eravamo pure sul lato non soleggiato della strada. All’interno dell’ufficio postale può accedere solo chi va agli sportelli; hanno eliminato le sedie che c’erano una volta in sala d’attesa, perché se stai ad aspettare seduto e al caldo, rischi di ammalarti! Ne deduco che il nostro Governo stia adottando una strategia di conservazione del benessere fisico che si ispira direttamente allo stile di vita di Vladimir Putin. Il che di per sé non mi dispiace, tuttavia in coda con me c’erano degli anziani che non credo abbiano poi superato la notte. Saranno stati registrati come “deceduti covid”, almeno questa volta a ragione, in quanto se non ci fosse stata l’epidemia sarebbero ancora vivi!


Discutevo amabilmente con un paio di persone: un giovane di circa trent’anni e una signora.

«Io sono sempre stato uno ribelle, fin da bambino, non c’era verso di farmi entrare negli schemi di questa società di merda. A 15 anni già fumavo le canne. Non sono mai voluto entrare in una chiesa...» diceva il giovane a voce alta e con orgoglio, mentre si aggiustava meccanicamente la mascherina (ma quanto sono belli quelli che mentre ti parlano si aggiustano in continuazione la mascherina sopra il naso, senza rendersene conto)

«Bravo!» commento io.

«Pensa che una volta» continua lui a mezza voce «sono andato in uno di quei localini un po’ strani con la mia fidanzata di allora... e abbiamo fatto lo “scambio di coppia”».

«Vuoi dire lo “scambio di corna”» gli faccio notare io, ironicamente.

«Beh, insomma, quella roba lì» dice lui, che non ha capito la mia ironia e pensava di aver sbagliato espressione.

«Si vede che sei uno trasgressivo» dico io «ce ne fossero di più di persone trasgressive come te, in giro. Guarda invece come è ridotta la maggior parte delle persone: tutti con la museruola» dico io indicando la coda davanti a noi, per fargli notare che in realtà la museruola ce l’aveva anche lui, trasgressivo, esattamente come tutti gli altri.

«Beh, sai, in questo caso secondo me non si tratta mica di trasgredire o meno. C’è una malattia, che vuoi farci? Io mica faccio come quello stupido di Trump, che si toglieva la mascherina in pubblico e poi si è ammalato anche lui. Hai visto che fine ha fatto adesso?»

«Vedo che sei uno informato. Politica internazionale... sanità... virologia. Ma ti informi solo seguendo i tg o leggi anche qualche libro?»

«Le informazioni le ascolto al tg e in rete. In che senso mi informo leggendo?» chiede lui a sua volta.

«Sì. Comprando dei libri in libreria, lo si può fare anche online, ma io dal vivo lo trovo più eccitante. Ma la cosa più eccitante sarebbe fare “scambio di libri”: ognuno entra in una stanza semibuia tappezzata di rosso con un libro sottobraccio e poi tu ti leggi il libro di un altro di fronte a lui e lui si legge il tuo libro di fronte a te... a un certo punto, se siete d’accordo, tu ti puoi avvicinare a quello che sta leggendo il tuo libro e inizi a leggere insieme a lui... così... senza vergona. Alla fine, però, ognuno torna a casa col libro con cui è arrivato, non te ne puoi portare a casa un altro!» dico io, continuando a fare ironia, ma mi accorgo che è come irrorare l’abisso.

A questo punto interviene la signora accanto a noi: «Con la salute non si scherza!» sentenzia, con una frase che credo provenga dal Tao Te Ching o dalla Baghavad Gita. Lei in realtà sarebbe una donna giovane sulla quarantina, ma da come è vestita sembra piombata qui dagli anni ’50, una di quelle persone per le quali il massimo della trasgressione è aprire il cartone del latte tagliando l’angolo non tratteggiato o tirare via una chiavetta usb senza la rimozione sicura dell’hardware!

Poi prosegue: «Fare quello che trasgredisce, qualche volta porta al cimitero! E se non vai al cimitero, prendi una multa!» Questa volta penso citasse con disinvoltura Schopenhauer o Leopardi.

Avevo quindi di fronte a me le due categorie che proliferano oggi sul pianeta: quelli che non trasgrediscono perché hanno paura delle conseguenze e quelli che trasgrediscono in maniera finta, cioè sul piano orizzontale. Nel corso delle prime incarnazioni su questo pianeta, trasgredire le regole non è nemmeno concepibile, per una cosiddetta “persona per bene”. Nelle prime incarnazioni – che è poi la situazione della maggioranza delle persone sul pianeta – COSTRUISCI LA TUA IDENTITÀ ADERENDO ALLE REGOLE; LA TUA EVOLUZIONE COME ANIMA PASSA DAL SENTIRTI FOLLA. Percepirti come “uomo medio” ti fa sentire a posto, orgoglioso di te e della tua capacità di proteggere i tuoi cari aderendo alle regole dell’autorità.

Nella fase successiva ti ribelli all’autorità e trasgredisci le regole, ma lo fai sul piano orizzontale. Nel corso di queste incarnazioni cominci a manifestare comportamenti “alternativi” come assumere droghe, frequentare locali dove fanno gli “scambi di coppia”, correre come un pazzo in automobile, rifiutare le religioni ufficiali... credendo così di fare qualcosa di trasgressivo. Poi la tua trasgressione comincia a orientarsi verso obiettivi più giusti, invece di ribellarti come un adolescente, rivolgi lo sguardo più in alto e ti rifiuti di rispettare le regole imposte dallo Stato a cui appartieni. Invece di bestemmiare e assumere droghe cominci a mettere in dubbio l'informazione ufficiale, rifiuti di farti pungere, ti togli la mascherina ed esci col coprifuoco. Il ragazzo con cui ho parlato io, era ancora ben lungi da questa fase.

Poi c’è la fase della TRASGRESSIONE VERTICALE, quella che può donarti l’autentica libertà, quella che può permetterti di continuare a essere NEL mondo, ma non essere più DEL mondo. Lo stato interiore nel quale non hai più dubbi su cosa fare per te e per i tuoi figli. Si chiama LAVORO SU DI SÉ. Leggetevi i miei libri e guardatevi i miei corsi e leggetevi le “lezioni per terrestri in quarantena” che ho pubblicato in quest’ultimo anno sul mio gruppo (ovviamente, non vi dirò come si chiama il mio gruppo). Io di più non posso fare, dovete anche darvi una mossa.

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

 

 

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