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venerdì 30 aprile 2021

Spiegazione del titolo IO SONO IL PADRONE DELLA MIA ANIMA

Molti di voi, negli ultimi mesi si sono chiesti quale fosse il senso del titolo Io sono il padrone della mia anima. Molti di voi lo hanno letto tre volte – come avevo indicato – e lo hanno letteralmente studiato. Essendo il mio terzo libro come quantità di vendite (ma è stato pubblicato da meno di un anno!) dopo Risveglio e Draco Daatson, ho pensato fosse doveroso da parte mia chiarire i vostri dubbi in proposito.


«Se io sono il padrone della mia anima... allora io non sono la mia anima. Cosa sono? Il titolo è sbagliato. Il titolo non ha senso. Brizzi non ha idea di ciò di cui parla... ecc... ecc... ecc...»

La prima ragione di questo titolo è la sua forza estetica: è bello e forte. Dà immediatamente l’idea di qualcuno che è divenuto responsabile per tutto ciò che accade nella sua vita. Questo non ha niente a che vedere col controllo, in quanto sentirsi responsabili per tutto ciò che accade nella propria vita non vuol dire CONTROLLARE gli eventi della propria vita, il che sarebbe impossibile.

La seconda ragione merita una spiegazione più ampia. L’essere umano non è infatti costituito unicamente di personalità e anima, ma anche – e in misura maggiore – di spirito, ossia del Sé, l’alito divino. Ciò che noi veramente siamo è il Sé, sebbene nel corso del cammino spirituale iniziatico dobbiamo prima identificarci con la nostra anima (albedo) e solo successivamente con lo spirito divino (rubedo).

Come vi sarete accorti, il principio fondamentale di questo libro è il seguente: «La realtà esterna è solo apparente, perché tutto in verità accade all’interno della mia coscienza e io – coscientemente o meno – sono responsabile per tutto ciò che mi accade». Questa, però, è una frase che può essere detta unicamente a partire dal punto di vista del Sé, ossia dell’Uno. Finché siamo ancora nella mente oppure nell’anima, le cose continuano ad accadere al di fuori di noi.

Al contempo, imparare a ragionare in questo modo – il mondo è all’interno di me – in ogni occasione della propria vita, serve proprio a identificarsi sempre più pienamente con il Sé. Questa nuova visione del mondo è quindi sia causa che effetto dell’identificazione con il Sé Supremo.

Qual è, dunque, il significato del titolo Io sono il padrone della mia anima? Chi è questo “padrone”? Ovviamente, il Sé, ossia lo spirito divino. Solo Lui è il padrone. Solo Lui ci consente di percepire gli altri che si muovono al nostro interno. Una cosa è amare gli esseri umani, compresi i nostri nemici... e questo lo si fa con l’anima. Questo è infatti l’insegnamento di Gesù per l’umanità. Un’altra cosa è essere coscienza pura e amore puro, senza più soggetto che ama e oggetto che viene amato.

Ecco spiegato il senso del titolo.

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

 

 

 

IO SONO IL PADRONE DELLA MIA ANIMA

il nuovo libro di Salvatore Brizzi

http://www.salvatorebrizzi.com/2020/12/io-sono-il-padrone-della-mia-anima.html


 

 

 

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mercoledì 28 aprile 2021

Approfondimenti sul tema del denaro

Nei giorni scorsi ho scritto un paio di tweet sul tema del denaro. Il primo sul quale mi è stato chiesto di essere più chiaro è questo:

«Noi siamo depositari del denaro, non possessori. Il denaro non può mai essere realmente posseduto. Ma se noi non rinunciamo al senso del possesso... un piccolo gruppo di persone continuerà a possedere tutte le ricchezze del pianeta. Lo so, è un paradosso, eppure funziona così.»

Fidus (Hugo  Höppener), “Jugend”, 1900

Credo sia evidente a chiunque porti avanti un lavoro su di sé in maniera seria che niente può essere realmente posseduto da un essere umano. Né il denaro, né il partner, né i figli, né il suo stesso corpo. Ciò che non dipende da te, non può essere tuo. Dipende forse da voi (intesi come personalità) se i vostri figli saranno in salute domani? Come si dice nei Vangeli, tutto ciò che può essere rubato oppure può essere soggetto a consumazione... non è nostro, per definizione!

Tutto ciò che può essere considerato nostro – in quanto siamo noi stessi – è l’anima, ossia quella sensazione di esserci che ci accompagna fin da quando siamo diventati coscienti di esistere. Questa sensazione non è mutata nel tempo e non muterà mai, non è mai stata bambina e non sarà mai vecchia. Nella misura in cui ci identifichiamo con essa, infatti, non percepiamo il nostro invecchiare.

Sentire di essere DEPOSITARI e non POSSESSORI dei beni materiali è molto importante, poiché cambia il nostro rapporto con la ricchezza. Ci si sente più rilassati e si perde la sensazione di “avere qualcosa da perdere”. Guarda caso... quando si vive con questa sensazione, le ricchezze aumentano davvero.

La sensazione di poter possedere qualcosa è invece un vero e proprio disturbo della psiche, il quale porta a pensare che le ricchezze del pianeta siano nelle mani di poche famiglie di grandi finanzieri, mentre gli altri esseri umani ristagnano nella semi-povertà o nella povertà totale. Sono io il primo a riconoscere l’effettiva esistenza di queste famiglie, tuttavia esse non possiedono nulla e non possono disporre della mia ricchezza. Possono gestire una maggiore quantità di denaro semplicemente perché la loro missione è differente dalla nostra, ma la quantità di denaro di cui noi possiamo disporre dipende da noi – ossia, dal nostro atteggiamento verso l’esistenza e dalla nostra specifica missione nella vita – non certo da loro (spiego tutto in La via della Ricchezza).

Loro si possono permettere di pensare di possedere qualcosa unicamente perché sono in sintonia con il loro attuale livello di coscienza. Noi non possiamo, perché invece non saremmo in sintonia con il nostro livello di coscienza. In pratica, sentire il senso del possesso significa anche ammettere l’esistenza di alcune famiglie che possono sottrarci la ricchezza. CI POSSONO SOTTRARRE QUALCOSA, SOLO SE PENSIAMO CHE SIA NOSTRO. QUANDO NIENTE VIENE PERCEPITO COME NOSTRO, NESSUNO CI PUÒ SOTTRARRE QUALCOSA.

Il secondo tweet in questione è questo:

«L’esistenza è costruita in modo che veniamo premiati se siamo utili gli uni agli altri. Questo significa che il denaro che ricevi è proporzionato a quanto utile sei a qualcuno grazie a ciò che fai e a ciò che produci. Questo, ovviamente, vale anche per gli spacciatori.»

L’esistenza non tiene conto dei nostri buoni propositi, ma solo dei nostri risultati: se con il nostro lavoro, i nostri prodotti, i nostri servizi... siamo utili a tante persone, guadagneremo tanti soldi. La persona che non ha soldi, non sta offrendo un buon servizio a nessuno, ossia non c’è nessuno che beneficia del suo lavoro. Questa è una legge che vale indipendentemente dall’apertura del Cuore: se nel mondo ci sono tanti drogati e tu sei un mafioso che organizza lo spaccio della droga... farai un sacco di soldi. Se nel mondo ci sono tante persone che vogliono spendere poco per mangiare cibo di bassa qualità, farai un sacco di soldi con i fast food.

Quella del karma è un’altra questione. Se tu vendi droga o sfrutti le prostitute anziché scrivere romanzi d’avventura per bambini o fare il cantante lirico... fa la sua brava differenza! In tutti i casi stai immettendo nell’universo un’energia che poi ti tornerà indietro. Con la droga, la prostituzione, i farmaci e il cibo scadente si fanno un sacco di soldi, ma se poi sei sempre malato o depresso o sei costretto a passare degli anni nascosto in un bunker per paura di essere preso dalla polizia, il problema è tuo. Sta a te decidere cosa fare della tua vita. In ogni caso, ciò che conta ai fini di ottenere successo economico è che tu risponda ai bisogni di qualcuno. La vita premia chi è utile a tante persone. Se offri dei servizi utili a miliardi di persone (mi vengono in mente Amazon, Facebook o Microsoft) è giusto che tu sia tra gli uomini più ricchi del pianeta. Anche questo tema è trattato nel mio La via della Ricchezza.

Ecco, ho voluto spiegare un po’ meglio il significato di quei tweet, per non alimentare fraintendimenti.

Salvatore Brizzi

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lunedì 26 aprile 2021

Storie da supermercato - parte 2

Ci sono quelle mattine in cui vado al supermercato e mi sento come uno dei personaggi di Trainspotting: dentro una realtà parallela, anzi, divergente rispetto a coloro che mi stanno intorno, le motivazioni esistenziali dei quali mi riesce sempre più difficile comprendere.


Si avvicina una signora molto anziana, di quelle che la mattina non si svegliano normalmente... ma vengono evocate attraverso una seduta spiritica. Vestita in maniera elegante, ma molto retrò, al collo porta una collana d’oro piuttosto vistosa e al dito porta un anello con una pietra grossa come un tumore. Si vede subito che è la classica anziana ricca che bazzica la zona precollinare di Torino.

Ma l’avevo sottovalutata...

La vecchietta a un certo punto mette una bottiglia di superalcolico nel carrello e ne infila un’altra nella sua borsa!

Un bambino – con mascherina – se ne accorge e dice alla madre: «Mamma, hai visto? Quella signora ha nascosto una bottiglia nella borsa!»

La madre del bambino – dotata di doppia mascherina (la doppia mascherina è la nuova moda, come per il sesso estremo... cerchi stimoli sempre più eccessivi) – si avvicina all’anziana e dice: «Signora, ma che esempio sta dando a un bambino che la guarda?»

Il bambino, simpatico come una colica renale, aggiunge indicando me: «Anche questo signore l’ha vista e ha fatto finta di niente!»

La madre, prima guarda me con la stessa espressione con cui si guarda sotto la scarpa dopo aver pestato una merda, poi si rivolge di nuovo alla vecchietta: «Senta, rimetta a posto quella bottiglia, dia un esempio corretto, visto che già questa società è piena di persone disoneste».

Allora intervengo io, dal momento che sono stato chiamato in causa: «Signora, dia lei un esempio a suo figlio: si tolga quelle ridicole mascherine dalla faccia! Questa società non è piena di persone disoneste, è piena di persone addormentate!»

«Guardi che la mascherina è obbligatoria. Io sto rispettando la legge. Invece questa signora è una ladra» ribatte la mamma, forte del pilastro giuridico.

Ecco... questo è uno di quei momenti in cui mi rendo conto che dovrei prendere degli psicofarmaci per riuscire a sopportare tutti quelli che non li prendono anche se ne avrebbero bisogno!

«Io non ho preso nulla. Suo figlio ha visto quello che ha voluto vedere» dice l’anziana signora, negando l’evidenza. Dopo questa risposta, io decido subito di annoverarla fra i miei guru preferiti insieme a Nisargadatta Maharaj e Ramana Maharshi.

Ma ecco che arriva lui. LUI è la guardia giurata, l’addetto alla sicurezza di cui avevo già scritto in un altro articolo. Una mia vecchia conoscenza, quindi. LUI lo hanno assunto per controllare che le persone tengano la mascherina sopra il naso. Questo è il suo gratificante lavoro, ma da come si esprime, si capisce subito che per accettare questo lavoro ha dovuto rinunciare ai suoi studi di fisica nucleare. Probabilmente gli mancava solo l’ultimo esame!

«Questa signora ha una bottiglia nella borsa» dice subito il bambino, che evidentemente deve la sua esistenza a un preservativo bucato.

«Questa signora qui nel supermercato la conosciamo già» dice LUI, con l’aria di chi sa il fatto suo «Signora vada alla cassa e paghi quello che c’è da pagare. Ci siamo capiti, vero?»

L’anziana non dice nulla e se ne va spingendo il suo carrello.

La mamma aggiunge: «Secondo me è stato un po’ troppo permissivo. Non ha dato l’esempio. Allora la prossima volta ci provo anch’io a rubare! Al limite, se mi beccano, mi mandano alla cassa a pagare! Ma le sembra normale?»

L’addetto alla sicurezza risponde in maniera straordinariamente illuminata: «Signora, se la sua onestà dipende solo dal fatto che poi la denunciamo oppure no, io non so cosa risponderle, ma qualche domanda me la farei».

La donna resta di ghiaccio.

Poi LUI si rivolge a me: «Comunque giovanotto, quando c’è un casino ci sei sempre di mezzo tu». (Chi ha letto anche l’altro post, ha già capito tutto)

«Ho la capacità di attirare le persone più strane!» rispondo io «e visto che noi due ci incontriamo spesso, se fossi in lei qualche domanda me la farei!» e me ne vado… che è meglio.

Da questo episodio possiamo ricavare: 1) Che le persone criticano la società perché è disonesta (tutti sono capaci a criticare la società), ma non si rendono conto dell’esempio che stanno dando ai loro figli, che magari concerne il vivere nella paura e nella sottomissione. 2) Che le persone sono oneste solo perché hanno paura di essere punite, non perché possiedono l’onestà come un valore interiore... un valore inscuotibile indipendentemente dalle situazioni che si presentano all’esterno.

Avete del materiale su cui riflettere.

Salvatore Brizzi

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