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martedì 23 maggio 2017

La coscienza di sé


Non credo sia esagerato affermare che le espressioni “coscienza lucida” e “stato di coscienza di veglia” paiono essere stati utilizzati fino ad oggi da filosofia e scienza in senso ironico; specialmente quando, per mezzo dell’osservazione di sé e degli sforzi orientati al risveglio, si inizia a comprendere ciò che dovrebbe essere una reale coscienza lucida e quale è invece l’imbarazzante stato in cui l’uomo ordinario vive, agisce e prende decisioni.

In verità, in tale condizione, definita in maniera altisonante “stato di coscienza di veglia”, l’uomo non ha reale coscienza di sé, né tantomeno coscienza degli altri. Vive e muore nell’oscurità. Sarebbe molto meglio per lui se rimanesse passivo nello stato di coscienza di sonno, disteso nel suo letto, perché allora perlomeno non potrebbe andare in giro per il mondo come uno zombie a fare danni.

L’autentico stato di coscienza lucida è uno stato particolare in cui si ha coscienza di sé mentre si parla e si agisce. Si presta attenzione a ciò che si fa o si dice, mentre al contempo si ha la percezione di se stessi. Non è così semplice da capire, nemmeno per chi ha praticato meditazione per tanti anni, se non provando attraverso degli sforzi, i quali mirano a farci “restare svegli” e non più solo “passivamente vivi”... come accade alle lumache e ai pesci rossi. Facendo, ovviamente, dei doverosi distinguo, in quanto ho incontrato gasteropodi decisamente più brillanti di un qualsiasi giornalista sportivo.

In generale ci consideriamo in possesso dello stato di “coscienza lucida” e crediamo di avere sempre la percezione di noi stessi; siamo cioè convinti di agire, pensare e scegliere con piena coscienza di noi stessi. Niente è più lontano dalla verità, però è difficile rendersene conto, se non si tenta con determinazione e per un periodo sufficientemente esteso, di svegliarsi davvero. Scienza e filosofia occidentali hanno trascurato il fatto che non possediamo questo stato di coscienza, per cui, partendo da un presupposto fasullo – e cioè, che tutti sono coscienti di sé per natura – le loro argomentazioni risultano più vicine alla masturbazione di stampo agonistico piuttosto che alla riflessione metafisica.

Il metodo dell’uomo astuto – e, soprattutto, del cittadino occidentale del XXI secolo – non è più la meditazione – forse più adatta a indù che vivevano duemila anni fa ai piedi dell’Himalaya –, bensì lo sforzo diretto a “tenersi svegli”, da praticare durante la consueta vita quotidiana, e non più in luoghi e tempi adibiti all’esercizio meditativo. Il Lavoro è il metodo più veloce, in quanto, grazie ad auto-osservazione e ricordo di te stesso, coinvolge tutto il tuo essere, tutto il tempo. Tu diventi il Lavoro. Detto questo, devi rispettare i tempi del tuo apparato psicofisico, che non possono venire forzati; sei stato prigioniero dell’oscurità per decenni, quindi non puoi esporti al Sole in una volta sola. (i Sufi dicono: “Non puoi pensare di fare un figlio in un mese, mettendo incinte 9 donne contemporaneamente”).

Non possiamo sperare di svegliarci restando chiusi nella nostra stanza a leggere e fare esercizi. Dobbiamo praticare la “presenza a noi stessi” nel mezzo degli avvenimenti, mentre passeggiamo, guidiamo l’auto o concludiamo affari, auto-osservando costantemente i nostri comportamenti, le nostre emozioni e i nostri meccanismi mentali, come compassionevoli testimoni di noi stessi, di fronte a tutte le ferite e i bruciori della vita.

Diventare un uomo sveglio, significa essere un uomo che ha sviluppato tutti gli aspetti di se stesso in maniera tale da poter affrontare qualsiasi situazione ragionevolmente, con qualsiasi tipo di persona, con qualsiasi punto di vista, con qualsiasi teoria o filosofia. In un certo senso, è ciò che una volta si diceva “uomo di mondo”, un uomo che non dà prova di stupidità o limitatezza rispetto alla vita o alla gente. E quando non sa fare qualcosa, non se ne vergogna, ma è disposto ad imparare da chi, almeno in quell’ambito, ne sa più di lui.

Forse vi sembrerà scontato, ma uomini e donne di tal fatta non s’incontrano più. Le persone dimostrano per lo più poca forza di volontà e al contempo tanta limitatezza mentale e attaccamento ai propri punti di vista. Una certa persona odia meccanicamente un lato della vita o una certa categoria di persone o un certo comportamento, per cui le risulta impossibile interagire efficacemente con certe persone o in determinate circostanze. Chi mira al risveglio non può permetterselo. Chi è sveglio non è più trattenuto dai consueti meccanismi che affliggono gli altri, è divenuto capace di intrattenere rapporti con chiunque, dopodiché sceglierà consapevolmente con chi farlo e con chi no.

Domandatevi con sincerità, tutti voi – esseri pseudo-spirituali infarciti di concetti buonisti o sfiancati dalle sessioni di meditazione (durante le quali vi sforzate di far entrare l’aria da una narice e farla uscire dall’altra) – quali sono i lati della vita in cui non siete sviluppati. Sareste capaci di mettervi al comando d’un esercito e mandare a morire migliaia di uomini (non vi sto chiedendo se siete moralmente d’accordo, ma se sareste in grado di farlo)? Sareste capaci di dirigere un hotel e farlo funzionare? Sareste capaci di litigare davanti a tutti col personale di un ipermercato, perché si rifiutano di fare le consegne a domicilio? Sareste capaci di rivolgervi con naturalezza al Presidente della vostra nazione in un incontro ufficiale? Potete scrivere una sceneggiatura per il teatro, assistere a un’operazione a cuore aperto, conservare la tranquillità durante una sparatoria, organizzare la costruzione d’un ospedale in India?

Forse nessuno ve lo aveva mai detto prima, ma essere svegli non significa “fare il vuoto mentale”; implica invece l’acquisizione di molte capacità. Probabilmente non utilizzerete mai la maggior parte di tali capacità, quindi si tratta d’un’acquisizione potenziale, ma è pur sempre un’acquisizione. Vi posso garantire che il più addormentato tra gli agenti dei servizi segreti, dimostra ogni giorno di essere più sveglio di voi stacanovisti della meditazione. Nell’ambiente dell’esoterismo io conosco tanti disabili della spiritualità che credono di essere svegli, ma pochi individui davvero svegli.

Il Lavoro non è per tutti. Qualcuno lo rifiuta perché è intimorito dalla figura di Gurdjieff, qualcuno perché ritiene pratiche come l’auto-osservazione e il ricordo di sé “cose per principianti” (in realtà sono esercizi difficilissimi), qualcuno semplicemente perché non ha capito la differenza tra meditare e avere “coscienza di sé”, per cui crede siano la stessa cosa. Il Lavoro, perché sia efficace, va amato. Solo i propri intensi sforzi mantengono vivo il Lavoro. Solo se si ha il desiderio di cambiare se stessi – perché si è percepita in maniera insopportabile la propria meccanicità – il Lavoro può toccare un uomo e così iniziare lentamente a trasformarlo.

Salvatore Brizzi
(professione: cane di Dio
D.O.G. = Dogs Of God)


 
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